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giovedì 30 maggio 2019

ESTRATTO LIBRO L'INCLINAZIONE. STORIA DI ARTEMISIA E NIVES





Ciao a tutti, ecco per voi un estratto del mio libro "L'Inclinazione. storia di Artemisia e Nives" libro che mescola la nostra realtà con la giornalista Nives  ad una realtà fantasy dove protagonista è la pittrice del Seicento Artemisia Gentileschi.




CAPITOLO 1


Nessuno sa quando arriva il momento. Nessuno lo sente, eppure il momento arriva per tutti, prima o poi. E, dopo, si vorrebbe poter tornare indietro, a quando, ignari, si portava avanti la vita di sempre. Non pensiamo mai che possa essere l’ultima volta. L’ultima volta che usiamo un giocattolo e senza rendercene conto chiudiamo per sempre la porta sull’infanzia, l’ultima volta che indossiamo un vestito, e cambiamo gusti per sempre, l’ultima volta che vediamo un luogo o salutiamo una persona. Eppure qualcosa dentro di noi ci spinge a voltarci per vedere ancora una volta quel posto, come ad imprimerlo nella memoria in ogni dettaglio, come consapevoli intimamente che tutto può mutare e il caso può portarci lontano, sempre più lontano, e che quello è in realtà un addio. Così anche Nives Loi ancora non sapeva che quel giorno sarebbe stato il prima, la linea di confine con cui avrebbe misurato ogni cosa da allora in poi. Non sapeva che quel giorno era il suo ultimo d’inconsapevolezza, che stava dando l’addio ad un mondo razionale, con le sue regole ferree e indiscutibili, per addentrarsi in un altro universo in cui la ragione c’entrava ben poco. Camminava verso il centro della città, verso piazza Fiera a Trento, quando era squillato il telefono cellulare. C’era voluto un po’ per rintracciarlo nella borsa di tela che teneva a tracolla, ma alla fine aveva risposto.

C’è stato un furto al Museo d’Arte” le disse, senza un saluto e bruscamente come al solito, il caporedattore “Facci un salto per capire cos’è accaduto”.

Certo, vado subito. Si sa cos’hanno portato via?”

No, non si sa. Ti pare che se lo sapessi ti avrei chiamata?” tagliò corto l’uomo dall’altra parte della cornetta.


Ti richiamo più tardi” disse lei e attaccò.

Cambiò direzione e si addentrò a passi veloci per un vicolo lastricato di ciottoli, una scorciatoia per arrivare al Museo. Si trovò di fronte all’entrata del Museo, dove in un capannello già si erano raccolti altri giornalisti. Prese taccuino e penna dalla borsa e si avvicinò. Attorno a lei tutti attendevano notizie, poiché la Polizia ed i Carabinieri non lasciavano passare nessuno. Fuori del Museo sventolava lo striscione color cremisi che annunciava il grande evento di quel periodo, la mostra “L’arte delle donne” con opere di pittrici attive tra il Sedicesimo e il Ventesimo secolo. L’esposizione, aperta da circa un mese, sarebbe stata visitabile ancora per due ed anche quel giorno il Museo avrebbe dovuto staccare biglietti, se quel furto non avesse messo a soqquadro tutta l’organizzazione. Nelle sale, infatti, s’intravedevano poliziotti e carabinieri indaffarati a cercare di ricostruire quanto accaduto con i dipendenti del Museo e il misero cartoncino bianco appiccicato all’ingresso, che informava i visitatori della chiusura temporanea, risultava superfluo: chiunque si sarebbe accorto subito che qualcosa di grave era accaduto. Finalmente la direttrice del Museo, una donna sulla cinquantina in tailleur crema, scarpe a punta con tacco non troppo alto e capelli ramati tagliati appena sotto le orecchie, con una smorfia sul viso, come se si accingesse a svolgere un compito che non le andava a genio, si avvicinò alla folla dei cronisti che subito le si fecero intorno con mille domande. Nives tacque, consapevole che la direttrice li avrebbe presto zittiti. Capitava sempre così, con gente che temeva di vedere infangato il nome di un ente, di un’associazione o di qualsiasi altra realtà per colpa dei cronisti.

Signori, un attimo, per favore!” disse infatti “Lasciatemi respirare” e fece un gesto repentino con la mano, come a voler scacciare uno sciame troppo fastidioso di vespe. “Sapete già, immagino, che c’è stato un furto questa notte” continuò mentre i giornalisti scrivevano forsennatamente sui loro taccuini “al momento sembra sia stato rubato un solo quadro, ma sono ancora in corso accertamenti da parte della Polizia per capire se altri oggetti siano stati sottratti”.

Qual è il quadro?” chiese uno dei giornalisti.

La direttrice lo squadrò da capo a piedi con fare gelido, come chi non è abituato ad essere interrotto, prese poi un respiro e disse:

Il gioco dello specchio” di Artemisia Gentileschi”.


Come sono entrati? Qual è stata la dinamica? Qual è il valore del quadro?” chiedevano a raffica i giornalisti, ansiosi di saperne di più.

Ma la direttrice scrollò le spalle: “Al momento, è tutto quello che posso dirvi” tagliò corto e se ne tornò nel Museo senza fornire ulteriori spiegazioni. Sarebbe stato necessario attendere le forze dell’ordine, di solito, tra l’altro, poco propense a rispondere alle domande. Nives, che aveva scritto il nome del quadro e quello della sua autrice, si rassegnò ad attendere a lungo qualche ulteriore notizia per scrivere il pezzo. Proprio in quel momento squillò di nuovo il cellulare che teneva in borsa.

Allora, cos’hai scoperto?” sbraitò il caporedattore, impaziente.

Solo che il furto è stato questa notte ed il quadro è della pittrice Artemisia Gentileschi” spiegò la ragazza.

Rimani lì, e non muoverti finché non avrai scoperto ogni cosa. Poi richiamami che decidiamo il rigaggio per il pezzo”.

Va bene”disse Nives.

Tornò a guardare davanti all’entrata del Museo, ma ancora non si era affacciato nessuno.

Di questo passo” pensò “non riuscirò mai a scrivere un pezzo decente oggi pomeriggio”.

Un giovane poliziotto raggiunse il gruppo dei giornalisti e subito tutti si alzarono per andargli incontro e sapere a che punto fossero le indagini. Il poliziotto avanzava verso di loro un po’ impacciato, non doveva essere abituato a trattare con la stampa e chissà per quale motivo avevano mandato proprio un novellino a svolgere quel compito, ma contro ogni aspettativa si dimostrò subito disponibile a rispondere alle domande.

Qual è la dinamica dei fatti?” chiese un ragazzo inviato dal telegiornale, ancor prima che il giovane rappresentante delle forze dell’ordine potesse aprir bocca.

Il ladro probabilmente si è mescolato con gli altri visitatori, ieri, ed è poi rimasto all’interno del Museo fino a notte inoltrata” disse il poliziotto “questo l’abbiamo dedotto dal fatto che non vi sono forzature di nessun genere né all’accesso principale né a quelli laterali, né alle finestre. Inoltre- proseguì- è riuscito a non far scattare nessun allarme e nemmeno il custode si è accorto di nulla. Solo stamattina poco prima dell’apertura del Museo ha notato che il quadro mancava e ci ha subito avvertiti”.

Com’è possibile?” incalzò una giornalista che era giunta tra i primi davanti al Museo “insomma com’è riuscito a non far scattare l’allarme?”

Ci stiamo lavorando” disse solo il poliziotto “e comunque si tratta di una donna”.

Una donna?” chiesero in molti, sorpresi.

Sì, una donna. Il ladro è una ladra” fece il poliziotto, senza ombra di stupore nella voce. Ma quei giornalisti da che pianeta venivano per essere sorpresi che una donna potesse rubare? “Anzi, sono uscito proprio per questo. Vogliono che vi accomodiate dentro, la telecamera ha filmato qualcosa”.

I giornalisti non se lo fecero ripetere due volte e sciamarono in massa verso l’entrata, così anche Nives si trovò all’interno del Museo, in un piccolo ufficio, in piedi, a fissare un video che rimandava frammenti sfocati catturati dalla telecamera, senza che però nessun allarme avvertisse che si stava compiendo un crimine.

Purtroppo le immagini non sono per niente nitide, si vede pochissimo” disse il capo della Polizia, mentre la direttrice osservava i giornalisti con fare distaccato e quasi di disprezzo.

Riccardo, fallo partire” disse il poliziotto a un suo sottoposto, e il video partì.

L’immagine restituita era davvero approssimativa e la donna era visibile solo di spalle. Tuttavia si riconoscevano dei capelli castani scuri, un certo tipo d’andatura, un modo d’incurvare le spalle dopo un po’ che camminava. Troppo poco per le forze dell’ordine, ma non per Nives. Non appena i primi spezzoni erano apparsi sul video, un brivido l’aveva scossa tutta. Aveva represso a stento un’espressione di meraviglia che le si stava dipingendo in volto e poi un urlo quando ne ebbe la certezza. Si era guardata intorno per capire se qualcuno la stava osservando, ma tutti erano intenti a fissare il video con un misto di delusione e rabbia per non aver scoperto nulla di sensazionale da poter raccontare in un articolo. Pareva che quei frammenti non interessassero molto, ed in effetti a parte il colore dei capelli e la statura, non c’erano altri indizi utili per le indagini. Ma lei invece conosceva bene quel modo di camminare, quella tendenza a incurvare le spalle, perfino quella sfumatura dei capelli tra il rame scuro e il nero. Conosceva ogni dettaglio, quei dettagli che invece mancavano a tutti gli altri, perché lì, dentro al video catturato dalle telecamere di sorveglianza che non erano servite a nulla, c’era la persona che più le era familiare al mondo. Lei. 

Per leggere il libro: richiederlo a me larazavatteri@gmail.com o lo trovate su Internet


Foto blog: Wikipedia

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