Uno dei racconti del libro dedicati al Brigante Falasco della Valpantena e alla leggenda di Olinda di castel Caldes in val di Sole. Trovate il libro "A piedi nudi nei tini e altri racconti della Valpantena e della Val di Sole" con questo e altri racconti, online o richiedendomelo (larazavatteri@gmail.com o su Fb)
Il
brigante Falasco e i cuori di Olinda
Le
leggende portano sempre con sé un fondo di verità, alcune sono più
vere di altre. In particolare per la Valpantena, zona di Grezzana, è
famosa la storia o leggenda del “Brigante Falasco”.
C'è
da dire che i “Briganti Falasco” furono in realtà due, uno fu
Francesco Falasco, possidente terriero della Valpantena che nel
Seicento, dopo aver perso tutto, decise di mettersi al servizio di
una famiglia e di diventare uno dei loro “bravi” che in seguito
si rifugiò nelle grotte del castello. Sì, proprio un “bravo”
come quelli che nei Promessi Sposi intimoriscono un già intimorito
don Abbondio perché non sposi Renzo e Lucia. Questo Falasco lo era
di cognome, mentre il bandito-anche se essere un bravo poteva voler
dire essere ancor peggio di un bandito- si chiamava Paolo Bianchi e
“Falasco” fu invece un soprannome che gli venne attribuito
dall'abate Caliari.
Parleremo
di questo secondo Falasco, conosciuto per i suoi misfatti in
Valpantena e nel castello della famiglia Turrisendi, tra Grezzana e
Stallavena, lo stesso che diede rifugio al primo Falasco, oggi
conosciuto come “Torre del Falasco”. Quando il conte Provolo
della famiglia nobiliare Giusti di Santa Maria in Stelle gli chiese
di farlo incontrare a Ferrara con la bella di cui era innamorato,
cioè Angiolina da Poiano, già tra l'altro promessa sposa del nobile
Sagramoso, non ci fu verso di convincere la ragazza che insomma non
ne voleva sapere.
Così,
che fece Falasco? Lui e i suoi uomini la rapirono, la portarono
forzatamente a Ferrara. Lì il rapimento fu scoperto e mentre la
banda di Falasco riuscì a darsi alla fuga, lui venne impiccato sotto
le mura di Verona, mentre cercava di fuggire. Stranamente-visto che i
potenti solitamente riuscivano a cavarsela-fu arrestato anche il
conte Provolo e la Serenissima decise di distruggere il suo Palazzo
Giusti a Santa Maria in Stelle.
Le
storie di brigantaggio-qui c'è di mezzo anche un rapimento-comunque
le storie legate ai briganti abbondano in Valpantena, anche se spesso
si trattava solo di povera gente costretta, per miseria e fame, a
fare quella vita.
Il
castello della famiglia Turrisendi fu luogo di rifugio per entrambi i
Falasco, per colui che divenne un “bravo” e per quello che
organizzò il rapimento di Angiolina. Oggi le grotte e il castello
dove il brigante si rifugiava esistono ancora, testimonianza di una
storia che è un po' verità, un po' leggenda.
Un'altra
leggenda con protagonista una ragazza è quella, famosa, di Olinda e
Arunte del castello di Caldes in val di Sole. Qui si trattò, secondo
la leggenda, di un innamoramento “fuori luogo” che purtroppo ebbe
un esito drammatico.
Anche
in questo caso la leggenda si mescola alla storia, perché i
personaggi sono esistiti, con altri nomi, protagonisti di una storia
analoga a quella della leggenda. Nella realtà lei era figlia di un
conte Thun, si chiamava Marianna Elisabetta e viveva nel castello di
Caldes. Si era innamorata, ricambiata, di un borghese, ovvero
Giovanni Alfonso Bertoldi di Cles. Naturalmente il matrimonio con un
non nobile per il padre e la famiglia era fuori questione, ma i due
non volevano sentir ragioni.
Senza
trovare altra soluzione possibile, i due decisero di fuggire, ma
Marianna Elisabetta venne presto ripresa dai fratelli e condotta al
castello di Caldes. Qui, non solo fu lontana dall'uomo che amava, ma
venne imprigionata per quella sua follia d'amore in una cella
minuscola, da dove si poteva vedere solo un pezzetto di cielo.
In
queste condizioni la giovane impazzì di dolore e solitudine e morì
in breve tempo. Anche il suo innamorato, solo qualche anno più
tardi, fece, pare, una triste fine.
La
storia venne in seguito tramutata nella “Leggenda di Olinda e
Arunte”, la leggenda di castel Caldes, dove Marianna Elisabetta è
Olinda mentre Giovanni Alfonso è Arunte, un semplice menestrello che
con le note dei suoi strumenti ed il suo canto aggradava le giornate
della corte di Rodemondo di castel Caldes, padre di Olinda.
Rodemondo,
che intendeva far sposare la figlia con un nobile, non poteva
accettare questa storia fra i due, così, una volta scoperti, fece
fuggire Arunte e imprigionò Olinda, nella cella che porta oggi il
suo nome. Olinda non ricevette visite e morì in breve tempo, si dice
non prima di aver dipinto dei cuori, che infatti si possono vedere al
castello, nella sua celletta, cuori indissolubilmente legati, anche
se lontani. Cuori che esistono e che dovrebbero essere stati
realizzati da Marianna Elisabetta, Olinda nella leggenda.
Dopo
aver saputo della morte dell'amata, nemmeno Arunte volle più vivere
e i due vennero sepolti uno accanto all'altro, per volere degli
abitanti del borgo che in tal modo sfidarono Rodemondo, che solo alla
fine si avvide, troppo tardi, della sua inutile crudeltà. Si disse
che visse, in seguito, da eremita, espiando così i propri peccati,
per aver causato tanto dolore ad Olinda e Arunte.
Questa
leggenda prende spunto da un fatto accaduto realmente. A differenza
delle favole, spesso le leggende non terminano con un “e vissero
felici e contenti” anzi spesso si concludono tragicamente, come in
questo caso in val di Sole e come quella del brigante Falasco in
Valpantena.