Oggi per voi un estratto gratuito del mio libro Aroma di caffè e profumo di fieno. Piccola storia di una casa nel Borghetto che racconta storie vere di Mezzana, zona Borghetto (dalla prima casa arrivando da Piano a poco prima dell'hotel Ravelli).
Il libro si trova online su Ibs, oppure potete richiedermelo (ho copie subito disponibili, volendo anche da spedire) via Facebook, o larazavatteri@gmail.com o mi trovate a Mezzana (val di Sole, Trento) in via 4 novembre 21. Per voi ecco l'estratto da leggere e grazie di cuore a tutti i miei lettori!
La
defunta vivente
Questa
è una storia, seppur reale, che tocca la casa del Borghetto
indirettamente, nel senso che era comunque legata a personaggi amici
e parenti della famiglia. In particolare si tratta di ciò che capitò
a Bona Barbetti, zia dell'amico di mio nonno, Gino, e di Pietro, che
aveva sposato Dorotea.
Questa
storia ha dell'incredibile e mia nonna la raccontava ancora con un
misto di divertimento e quasi sbigottimento per quanto accadde a Bona
che abitava fuori dal Borghetto ma che, come ho detto, in questo
libro è inserita per via dei legami dei suoi nipoti con la famiglia
Pedergnana.
Dunque
accadde un giorno che qualcuno riferisse a Bona che una sua parente
di Menas o Ortisè (la nonna non ricordava esattamente) era morta.
Bisogna tener conto che erano tempi in cui non si stampavano annunci
funebri e se moriva qualcuno lo si veniva a sapere per l'appunto con
il passaparola. Fu proprio così che Bona seppe della morte della sua
parente e del funerale cui non poteva mancare, perché si sarebbe
celebrato quel giorno.
Si
preparò come si conviene per una cerimonia funebre e si avviò per
la strada vecchia che porta a Menas e Ortisè. Mentre camminava, notò
in un campo una donna che stava lavorando. Era ancora lontana,
riusciva a distinguere solo una sagoma, eppure man mano che si
avvicinava le sembrava di riconoscerla.
Bona
avanzava per il sentiero, senza essere in grado di distogliere lo
sguardo dalla figura nel campo. Che fosse?? “Impossibile, se è
morta”! Si diceva tra sé, perché la donna nel campo pareva
proprio quella sua parente che doveva essere defunta.
Invece,
quando le fu vicina, la donna la salutò calorosamente, chiedendole
cosa ci facesse da quelle parti. A Bona per poco non venne un colpo
vedendosi davanti la donna di cui si doveva celebrare il funerale e
probabilmente rimase senza parole per un attimo. Certo non poteva
raccontare la verità o il colpo sarebbe venuto all'altra. Così, le
disse che era giunta fin lì proprio per farle visita e la donna,
contenta, lasciò il campo e si avviò con Bona verso casa.
Non
si scoprì mai se quello fu uno scherzo e perché si era pensato ad
inventare un fatto del genere, Bona, del resto, non dubitando di
quanto le era stato riferito, era partita subito per partecipare al
funerale, forse senza chiedersi come mai nessuno l'avesse avvisata
qualche giorno prima, visto che i funerali non si celebrano il giorno
stesso della morte.
Oppure,
era morto qualcun altro a Ortisè o Menas e chi le aveva parlato si
era semplicemente sbagliato, fatto sta che la vista nel campo della
“defunta vivente” restò impresso a lungo non solo nella memoria
di Bona, ma anche di tutti coloro, come i miei nonni, che in seguito
vennero a sapere del fatto.
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