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lunedì 30 maggio 2022

ESTRATTO, IL BRIGANTE FALASCO E I CUORI DI OLINDA DAL LIBRO A PIEDI NUDI NEI TINI





 Uno dei racconti del libro dedicati al Brigante Falasco della Valpantena e alla leggenda di Olinda di castel Caldes in val di Sole. Trovate il libro "A piedi nudi nei tini e altri racconti della Valpantena e della Val di Sole" con questo e altri racconti, online o richiedendomelo (larazavatteri@gmail.com o su Fb)


Il brigante Falasco e i cuori di Olinda



Le leggende portano sempre con sé un fondo di verità, alcune sono più vere di altre. In particolare per la Valpantena, zona di Grezzana, è famosa la storia o leggenda del “Brigante Falasco”.


C'è da dire che i “Briganti Falasco” furono in realtà due, uno fu Francesco Falasco, possidente terriero della Valpantena che nel Seicento, dopo aver perso tutto, decise di mettersi al servizio di una famiglia e di diventare uno dei loro “bravi” che in seguito si rifugiò nelle grotte del castello. Sì, proprio un “bravo” come quelli che nei Promessi Sposi intimoriscono un già intimorito don Abbondio perché non sposi Renzo e Lucia. Questo Falasco lo era di cognome, mentre il bandito-anche se essere un bravo poteva voler dire essere ancor peggio di un bandito- si chiamava Paolo Bianchi e “Falasco” fu invece un soprannome che gli venne attribuito dall'abate Caliari.


Parleremo di questo secondo Falasco, conosciuto per i suoi misfatti in Valpantena e nel castello della famiglia Turrisendi, tra Grezzana e Stallavena, lo stesso che diede rifugio al primo Falasco, oggi conosciuto come “Torre del Falasco”. Quando il conte Provolo della famiglia nobiliare Giusti di Santa Maria in Stelle gli chiese di farlo incontrare a Ferrara con la bella di cui era innamorato, cioè Angiolina da Poiano, già tra l'altro promessa sposa del nobile Sagramoso, non ci fu verso di convincere la ragazza che insomma non ne voleva sapere.


Così, che fece Falasco? Lui e i suoi uomini la rapirono, la portarono forzatamente a Ferrara. Lì il rapimento fu scoperto e mentre la banda di Falasco riuscì a darsi alla fuga, lui venne impiccato sotto le mura di Verona, mentre cercava di fuggire. Stranamente-visto che i potenti solitamente riuscivano a cavarsela-fu arrestato anche il conte Provolo e la Serenissima decise di distruggere il suo Palazzo Giusti a Santa Maria in Stelle.


Le storie di brigantaggio-qui c'è di mezzo anche un rapimento-comunque le storie legate ai briganti abbondano in Valpantena, anche se spesso si trattava solo di povera gente costretta, per miseria e fame, a fare quella vita.


Il castello della famiglia Turrisendi fu luogo di rifugio per entrambi i Falasco, per colui che divenne un “bravo” e per quello che organizzò il rapimento di Angiolina. Oggi le grotte e il castello dove il brigante si rifugiava esistono ancora, testimonianza di una storia che è un po' verità, un po' leggenda.


Un'altra leggenda con protagonista una ragazza è quella, famosa, di Olinda e Arunte del castello di Caldes in val di Sole. Qui si trattò, secondo la leggenda, di un innamoramento “fuori luogo” che purtroppo ebbe un esito drammatico.


Anche in questo caso la leggenda si mescola alla storia, perché i personaggi sono esistiti, con altri nomi, protagonisti di una storia analoga a quella della leggenda. Nella realtà lei era figlia di un conte Thun, si chiamava Marianna Elisabetta e viveva nel castello di Caldes. Si era innamorata, ricambiata, di un borghese, ovvero Giovanni Alfonso Bertoldi di Cles. Naturalmente il matrimonio con un non nobile per il padre e la famiglia era fuori questione, ma i due non volevano sentir ragioni.


Senza trovare altra soluzione possibile, i due decisero di fuggire, ma Marianna Elisabetta venne presto ripresa dai fratelli e condotta al castello di Caldes. Qui, non solo fu lontana dall'uomo che amava, ma venne imprigionata per quella sua follia d'amore in una cella minuscola, da dove si poteva vedere solo un pezzetto di cielo.


In queste condizioni la giovane impazzì di dolore e solitudine e morì in breve tempo. Anche il suo innamorato, solo qualche anno più tardi, fece, pare, una triste fine.


La storia venne in seguito tramutata nella “Leggenda di Olinda e Arunte”, la leggenda di castel Caldes, dove Marianna Elisabetta è Olinda mentre Giovanni Alfonso è Arunte, un semplice menestrello che con le note dei suoi strumenti ed il suo canto aggradava le giornate della corte di Rodemondo di castel Caldes, padre di Olinda.


Rodemondo, che intendeva far sposare la figlia con un nobile, non poteva accettare questa storia fra i due, così, una volta scoperti, fece fuggire Arunte e imprigionò Olinda, nella cella che porta oggi il suo nome. Olinda non ricevette visite e morì in breve tempo, si dice non prima di aver dipinto dei cuori, che infatti si possono vedere al castello, nella sua celletta, cuori indissolubilmente legati, anche se lontani. Cuori che esistono e che dovrebbero essere stati realizzati da Marianna Elisabetta, Olinda nella leggenda.


Dopo aver saputo della morte dell'amata, nemmeno Arunte volle più vivere e i due vennero sepolti uno accanto all'altro, per volere degli abitanti del borgo che in tal modo sfidarono Rodemondo, che solo alla fine si avvide, troppo tardi, della sua inutile crudeltà. Si disse che visse, in seguito, da eremita, espiando così i propri peccati, per aver causato tanto dolore ad Olinda e Arunte.


Questa leggenda prende spunto da un fatto accaduto realmente. A differenza delle favole, spesso le leggende non terminano con un “e vissero felici e contenti” anzi spesso si concludono tragicamente, come in questo caso in val di Sole e come quella del brigante Falasco in Valpantena.





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