Il libro parla, con storie vere e leggende, della zona del Borghetto a Mezzana, in val di Sole (Trentino), potete trovarlo richiedendolo a me o su Internet (guardate il post qui sotto) con Ibs vi arriva in pochi giorni. Buona lettura!
Lara Zavatteri
scrittrice
Mezzana, val di Sole, Trento
Perfino
in un paese piccolo ci sono luoghi identificabili con modi di dire o
soprannomi. Così, ad esempio, nel paese di Mezzana quelli che
abitano sulla via principale, ovvero via 4 novembre, sono quelli “del
stradon” abituati da sempre al traffico, al rumore, tanto che una
volta, trovandomi in un paese poco turistico della val di Sole, di
sera, mi fermai ad ascoltare.
“Ma
cos'è questo silenzio?” chiesi a chi era con me. Non capivo. In
realtà, ho compreso poi, è il silenzio che sentono, grossomodo,
tutti quelli che “sul stradon” non ci abitano, ma per me, che con
il rumore di macchine, camion, corriere, con il parlare dei turisti
ci sono nata, pareva incredibile che d'estate e a quell'ora ci
potesse essere un silenzio del genere.
Non
basta. Tra quelli “del stradon” ci sono alcune case che fanno
parte di quello che veniva una volta chiamato “Borghetto”.
Il
Borghetto parte all'inizio del paese arrivando da Piano di
Commezzadura e si estende per la strada principale più o meno fino a
poco prima dell'albergo Ravelli. “Borghetto” è solo un
soprannome, un modo per definire la zona e chi ci abita e
probabilmente alcuni nemmeno sanno che questa parte di Mezzana si
chiama così.
“Aroma
di caffè e profumo di fieno. Piccola
storia di una casa nel Borghetto” sono racconti della mia casa nel
Borghetto, ma anche di altre persone che nel Borghetto hanno vissuto.
Sono
storie vere e d'altra parte anche di queste piccole storie si compone
la storia di un paese, piccole storie che fanno ridere, sorridere,
commuovere che ho voluto raccogliere qui. Per ricordarle e per la
gente del Borghetto, ma anche di Mezzana, di ieri, di oggi e di
domani.
Mia
nonna soffriva d'insonnia per cui a volte capitava che di notte si
alzasse dal letto non per prendere delle gocce, una tisana o altro
che potesse aiutarla a far ritornare il sonno, ma per mettere sul gas
una moca di caffè. Appena la moca borbottava la toglieva e versava
il caffè in tazze bianche con al centro un disegno di fiori bordeaux
e blu, lo so perché di tazze ne preparava due, una per lei e una per
me, che stavo spesso a dormire dai miei nonni, per questo quando mia
nonna si alzava lo facevo anch'io.
Così
nel cuore della notte, io che andavo alle elementari, bevevo caffè e
intanto ascoltavo le storie che mia nonna raccontava.
Per
questo poi le ho ricordate e pazienza se dicono che ai bambini di
caffè non se ne debba dare. Io l'ho sempre bevuto, specie di notte
quando seguivo la nonna insonne e non mi pare di aver subito danni (o
almeno spero). Semmai ho avuto il privilegio di condividere quei
momenti e di ascoltare da mia nonna storie vere, a volte, a volte
leggende tramandate di generazione in generazione. Per questo molte
storie le devo all'aroma del caffè, mentre altre le devo invece al
profumo del fieno.
D'estate,
infatti, mio nonno si riposava sempre un poco, dopo aver mangiato e
prima di ritornare a falciare i prati, visto che allora portava
avanti una modesta azienda agricola. Dormiva in una stanza di
pavimenti vecchi, tutti in legno e che scricchiolavano al minimo
movimento.
Così,
quando entravo cercando inutilmente di non far rumore, mio nonno si
svegliava sempre e allora anche lui raccontava storie vere e
inventate, storie che, come quelle di mia nonna, a volte facevano
paura e a volte sorridere.
Erano
fatti accaduti davvero, ma anche storie che mettevano addosso una
paura folle, ed inutile dire che erano proprio queste ultime quelle
che venivano raccontate più spesso. Storie mai dimenticate, episodi
che paiono leggende da narrare, come se quei piccoli “filò” tra
noi non si fossero mai interrotti.
Il
profumo del caffè e del fieno mi ha bisbigliato le storie di una
casa del Borghetto, e non solo.
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