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lunedì 6 novembre 2017

COME INIZIA IL MIO LIBRO “GLI OCCHI DI AUGHEN”



Ciao a tutti!
Ecco per voi un estratto gratuito del libro “Gli occhi di Aughen”, lo trovate già su Internet sui siti che vendono libri, www.youcanprint.it, Ibs, LaFeltrinelli ecc… e per Natale ne avrò io delle copie. Intanto leggete qui!

L'ARRIVO

La gatta arrivò in un giorno qualunque e subito parve che non fosse mai stata in nessun altro posto se non lì. Era una gatta strana, dai colori della terra, capace di mimetizzarsi perfettamente in qualunque scenario, tanto che, a volte, bisognava sforzarsi per vederla. Quanti anni avesse non lo si sapeva, né lo si sarebbe saputo mai in seguito.
Giunse quasi di soppiatto nel cortile di una casa, per prendere presto confidenza e di lì a poco arrivare anche fin dentro casa, già abitata da un altro gatto e una cagnolina, mentre in cortile altri amici pelosi popolavano la zona.
Era una gatta buffa, che faceva parecchio rumore quando dormiva, tanto che il suo russare pareva quasi il ronzio di un motorino, ma che aveva occhi bellissimi. Occhi sul verde, ma anche quelli, come l'età, di colore in realtà indefinibile. Variavano, con le luci e le ombre, dal verde al giallo, passando per il grigio, anche se il verde restava sempre il colore dominante.
Erano proprio occhi da gatta, occhi che in casa avevano anche delle persone, così la bambina, che tra l'altro non conosceva il nome della gatta, decise di chiamarla o meglio ribattezzarla Aughen, cioè scritto sarebbe stato Augen, “occhi” per l'appunto in lingua tedesca, ma la si chiamava Aughen, cioè all'incirca come si pronuncia la parola, sempre in tedesco, anche se era una casa in cui si parlava l'italiano o il dialetto.
Aughen (anche scritto si era sempre scritto così, come si pronuncia) era una gatta immutabile. Quando arrivò in casa era piccina e rotondetta e nel corso degli anni in pratica non cambiò mai, neppure quando, con il mutare delle stagioni, quando arriva l'inverno, normalmente i gatti tendono ad apparire più cicciotti.
Aughen aveva la magica capacità di restare sempre uguale, senza pesare di più, senza diventare una gatta più grande anche come lunghezza, dal momento che quando era arrivata, anche se l'età non si sapeva, non poteva avere che pochi anni, anche il pelo riusciva ad apparire sempre speciale, dai colori marrone, più chiaro o scuro, grigio, nero, qua e là un po' di bianco. Così “vestita” la gatta Aughen, come detto, si mimetizzava benissimo in qualsiasi contesto, cosa utile sia per sfuggire ad eventuali nemici, come la volpe, anche se, come si vedrà, Aughen non aveva paura di nulla, sia per catturare piccoli uccelli o lucertole, o topi, essendo Aughen una vera e propria cacciatrice.
Aughen arrivò in quella casa con il suo fare elegante, le movenze quasi signorili, difendendo il territorio quando necessario, anche se era una gatta.
Aughen infatti, “pur essendo” una femmina, nonostante le sue movenze e fattezze, si scoprì che aveva un carattere tutto pepe, un carattere forte, di chi non si lascia mai mettere, metaforicamente, i piedi in testa.
Quando arrivò in casa, il capo dei gatti era il gatto Tondo, un gattone nero abituato a stare in casa che poi gradualmente imparò anche a stare all'aperto. Tondo era stato chiamato così per la sua testa rotonda, era un gatto riflessivo che ponderava ogni mossa, infatti non si muoveva se non c'era estremo bisogno, cui piaceva ronfare davanti al focolare o sdraiato al sole sul balcone. Aveva occhi gialli, che di notte, quando attendeva di essere ripreso dalle sue scorribande e riportato in casa, brillavano riflettendo la luce dei lampioni sulla strada o, quando c'era, della luna.
Tondo accolse la gatta Aughen e lei, nel corso degli anni, non solo gli fu amica, ma imparò anche come si fa a fare il capo, il che non è poco, per una gatta senza età, non molto grande né pesante, ma determinata a mantenere l'ordine tra il popolo dei gatti, e non solo.
Si fece amica anche la cagnolina Lilli e da questa imparò molte cose sui cani, tutte lezioni che le sarebbero servite, un giorno.
Nel frattempo la gatta aveva trovato una casa, degli amici e un nuovo nome: Aughen, appunto. Le piaceva quel nome, le dava una certa importanza e ricordava la bellezza dei suoi occhi. Aughen la gatta era giunta a casa.






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