Ciao
a tutti!
Ecco
per voi un estratto gratuito del libro “Gli occhi
di Aughen”, lo trovate già su Internet sui siti che vendono
libri, www.youcanprint.it,
Ibs, LaFeltrinelli ecc… e per Natale ne avrò io delle copie.
Intanto leggete qui!
L'ARRIVO
La
gatta arrivò in un giorno qualunque e subito parve che non fosse mai
stata in nessun altro posto se non lì. Era una gatta strana, dai
colori della terra, capace di mimetizzarsi perfettamente in qualunque
scenario, tanto che, a volte, bisognava sforzarsi per vederla. Quanti
anni avesse non lo si sapeva, né lo si sarebbe saputo mai in
seguito.
Giunse
quasi di soppiatto nel cortile di una casa, per prendere presto
confidenza e di lì a poco arrivare anche fin dentro casa, già
abitata da un altro gatto e una cagnolina, mentre in cortile altri
amici pelosi popolavano la zona.
Era
una gatta buffa, che faceva parecchio rumore quando dormiva, tanto
che il suo russare pareva quasi il ronzio di un motorino, ma che
aveva occhi bellissimi. Occhi sul verde, ma anche quelli, come l'età,
di colore in realtà indefinibile. Variavano, con le luci e le ombre,
dal verde al giallo, passando per il grigio, anche se il verde
restava sempre il colore dominante.
Erano
proprio occhi da gatta, occhi che in casa avevano anche delle
persone, così la bambina, che tra l'altro non conosceva il nome
della gatta, decise di chiamarla o meglio ribattezzarla Aughen, cioè
scritto sarebbe stato Augen, “occhi” per l'appunto in lingua
tedesca, ma la si chiamava Aughen, cioè all'incirca come si
pronuncia la parola, sempre in tedesco, anche se era una casa in cui
si parlava l'italiano o il dialetto.
Aughen
(anche scritto si era sempre scritto così, come si pronuncia) era
una gatta immutabile. Quando arrivò in casa era piccina e rotondetta
e nel corso degli anni in pratica non cambiò mai, neppure quando,
con il mutare delle stagioni, quando arriva l'inverno, normalmente i
gatti tendono ad apparire più cicciotti.
Aughen
aveva la magica capacità di restare sempre uguale, senza pesare di
più, senza diventare una gatta più grande anche come lunghezza, dal
momento che quando era arrivata, anche se l'età non si sapeva, non
poteva avere che pochi anni, anche il pelo riusciva ad apparire
sempre speciale, dai colori marrone, più chiaro o scuro, grigio,
nero, qua e là un po' di bianco. Così “vestita” la gatta
Aughen, come detto, si mimetizzava benissimo in qualsiasi contesto,
cosa utile sia per sfuggire ad eventuali nemici, come la volpe, anche
se, come si vedrà, Aughen non aveva paura di nulla, sia per
catturare piccoli uccelli o lucertole, o topi, essendo Aughen una
vera e propria cacciatrice.
Aughen
arrivò in quella casa con il suo fare elegante, le movenze quasi
signorili, difendendo il territorio quando necessario, anche se era
una gatta.
Aughen
infatti, “pur essendo” una femmina, nonostante le sue movenze e
fattezze, si scoprì che aveva un carattere tutto pepe, un carattere
forte, di chi non si lascia mai mettere, metaforicamente, i piedi in
testa.
Quando
arrivò in casa, il capo dei gatti era il gatto Tondo, un gattone
nero abituato a stare in casa che poi gradualmente imparò anche a
stare all'aperto. Tondo era stato chiamato così per la sua testa
rotonda, era un gatto riflessivo che ponderava ogni mossa, infatti
non si muoveva se non c'era estremo bisogno, cui piaceva ronfare
davanti al focolare o sdraiato al sole sul balcone. Aveva occhi
gialli, che di notte, quando attendeva di essere ripreso dalle sue
scorribande e riportato in casa, brillavano riflettendo la luce dei
lampioni sulla strada o, quando c'era, della luna.
Tondo
accolse la gatta Aughen e lei, nel corso degli anni, non solo gli fu
amica, ma imparò anche come si fa a fare il capo, il che non è
poco, per una gatta senza età, non molto grande né pesante, ma
determinata a mantenere l'ordine tra il popolo dei gatti, e non solo.
Si
fece amica anche la cagnolina Lilli e da questa imparò molte cose
sui cani, tutte lezioni che le sarebbero servite, un giorno.
Nel
frattempo la gatta aveva trovato una casa, degli amici e un nuovo
nome: Aughen, appunto. Le piaceva quel nome, le dava una certa
importanza e ricordava la bellezza dei suoi occhi. Aughen la gatta
era giunta a casa.
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